lunedì 8 giugno 2015
domenica 7 giugno 2015
I Friarielli
Cime di rape, broccoletti, rapini, broccoli di rape, friggiarelli. Chiamateli come volete, ma non sono la stessa cosa.
A differenza di quanti sostengano che l’etimologia del termine provenga dallo spagnolo "frio-grelos" (broccoletti invernali) , a noi Napoletani piace pensare che questi derivino dal verbo napoletano “frijere “(friggere).
I friarielli, quelli veri, vengono coltivati solo nel napoletano, una volta nello stesso capoluogo, sul “monte friariello” una collinetta nei pressi del vomero, oggi , invece, soprattutto nella provincia Nord-Est.
Già in passato tantissimi italiani si interessarono a questo alimento. In tutto lo stivale venivano bolliti, lessati, qualcuno li cuoceva al forno. I Toscani le chiamavano carinamente “rapini”, i baresi li cucinavano con le orecchiette. In tutte le tradizioni, insomma,venivano accompagnati da altri alimenti.
A Napoli no. A Napoli, le cime di rapa prima si lavano, e poi, tutte bagnate, si gettano nell’olio. Con il loro sacrificio danno vita ad uno dei piatti più creativi della cucina partenopea: i friarielli. Questa specie di cime di rapa cotte nell’olio bollente.
L’olio e la frittura però vengono dopo. Prima bisogna dedicare la propria attenzione alle cime di rape. Che vanno raccolte al momento giusto: i fiori devono esserci già, ma non devono essersi ancora aperti. Ma non preoccupatevi troppo: a scegliere le cime di rapa più adatte a diventare friarielli ci pensa il “verdummaro” (l’ortolano); a meno che non vogliate mettervi dalla parte dell’orto.
A voi potrebbe toccare il compito di “ammonnarli”: cioè di mondarli delle parti non utilizzabili per la frittura. E’ un altro momento importante, perché vanno lasciate solo le foglie più tenere, insieme a un po’ di gambo: non troppo, ma nemmeno troppo poco.
Solo a questo punto si buttano nell’olio bollente ed avranno l’onore di diventare friarielli.
Fuori Campania non se ne trovano. Né nei mercati, né nei ristoranti,. Ad eccezione di quei pochissimi locali che li ordinano direttamente a Napoli, insieme ad altre materie prime (pomodori, mozzarella di bufala, Provolone,). Ed è lì che pizza e friarielli si ritrovano di nuovo insieme, per la gioia del napoletano emigrato, ma sempre grato alla sua terra per quello che gli dà.
Il friariello si sposa meravigliosamente se cucinato in una casseruola insieme alle salsicce. Un binomio idilliaco che io, da Napoletano, consiglio a tutti gli esseri umani. Mia nipote di 4 anni ne va pazza.
I “i friarielli” meritano tanto, forse di più che questo semplice articolo e cosi ho deciso di dedicargli questa poesia che ho trovato in rete:
‘A guagliona, era na’ rapa.
Nun teneva proprio capa;
quanno jeva dint’a scola
nun capeva ‘na parola.
“Quanto soffro, nun se sape
(s’a chiagneva, ‘a cim’e rape).
E’campà nun me ne firo..
Sa che faccio? I’ mò m’acciro!”
Ditto nfatto, ‘a copp’o scuoglio
se menaje pe dint’all’uoglio.
Ma chest’uoglio era vullente.
Che dulore, che turmiente!
“E mò sì, ca songo fritte!”
“Vrucculè, stateve zitte!
Ora site assai chiù belle:
diventaste friarielle!”
Condividi questo contenuto
mercoledì 15 aprile 2015
L'OLIO DI OLIVA, spesso il segreto di una pietanza di successo@
L'importanza di scegliere gli ingredienti giusti.
L'olio extra vergine di oliva è un prodotto tipico che riesce a valorizzare pietanze e sapori in modo unico.
Non tutti sono uguali, è importante conoscere bene la storia che c'è dietro.
OLIO EXTRA VERGINE DELLA PENISOLA SORRENTINA
L'olio extra vergine di oliva è un prodotto tipico che riesce a valorizzare pietanze e sapori in modo unico.
Non tutti sono uguali, è importante conoscere bene la storia che c'è dietro.
OLIO EXTRA VERGINE DELLA PENISOLA SORRENTINA
OLIO EXTRA VERGINE DELLA PENISOLA SORRENTINA
Ingrediente fondamentale nella dieta mediterranea
mercoledì 8 aprile 2015
Ah, che bellu cafè, sulo a Napule 'o sanno fa'
Pubblicato 12/03/2015 11:47:07
Latte, tè, cioccolata…no grazie, prendiamoci un caffè.
Sei a Napoli? La prima cosa da fare è bere una bella tazza di caffè nero bollente. In città ogni momento della giornata è quello giusto per bere un buon caffè: al mattino, prima di iniziare la giornata, l’inebriante bevanda, dà la giusta carica, in una pausa, al pomeriggio, quando si incontra un amico per strada, si prende un caffè insieme, quando si fa visita a qualcuno, si offre un caffè.
Il Momento del caffè a Napoli ha tutta una sua filosofia, concilia attimi di piacere e di socializzazione, rifiutare l’invito a bere un caffè è come un’offesa.
La napoletanità è legata alla tazzina di caffè e al modo in cui viene preparata. “Ah che bel caffè solo a Napoli lo sanno fare”, tante sono le curiosità che circolano intorno alla preparazione del caffè a Napoli. Come si fa a riprodurre l’intensità, il gusto, la densità, l’aroma del caffè napoletano? Molti si chiedono: perché in altre città italiane, o in altre case, il caffè non ha lo stesso sapore, lo stesso profumo di quello napoletano? Qual’ è l’arte magica che lo rende così buono? E’ l’acqua, è l’aria, è la miscela, è la mano di chi lo prepara. Boh! Rimarrà un mistero. Certo ognuno di questi elementi gioca un ruolo nella preparazione del caffè. Per noi, il motivo della bontà di una tazza di caffè è legata all’amore con cui viene preparata. La passione che solo un campano ci sa mettere, la dice lunga. ;-)
C’è una minuziosa religiosità da osservare nel preparare “nu bell cafè”, come ci ricorda il famoso Edoardo De Filippo, in una scena di una delle sue commedie:
«Sul becco io ci metto questo "coppitiello" di carta ... il fumo denso del primo caffè che scorre, che è poi il più carico non si disperde. Come pure ... prima di colare l'acqua, che bisogna farla bollire per tre quattro minuti, per lo meno, ... nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata, ... in modo che, nel momento della colata, l'acqua in pieno calore già si aromatizza per conto suo.»
Ci descrive con quanta cura prepara il suo caffè con la caffettiera napoletana. Leggete quanta scrupolità, quanta attenzione, quanta dedizione, per una sola tazza di caffè!
La prima caffettiera usata a Napoli, la napoletana, con il macinino, per macinare al momento il caffè torrefatto, era una combinazione ideale per ottenere un caffè puro, dall’aroma inconfondibile, così è nato il rito del caffè. Perché se è vero che il chicco di caffè non nasce in Campania, è nella città partenopea che si è svelato il vero aroma e il vero gusto del caffè. A Napoli si sprigiona il profumo intenso del caffè tostato e preparato da un chicco quasi inodore e insapore.
Oggi la classica caffettiera napoletana è poco usata, sono legati ad essa solo gli stimatori della bevanda che vogliono gustare il sapore intenso di una macina pregiata arabica. La maggior parte dei napoletani non rinuncia alla bevanda fatta con la moka. Nel tempo è cambiato lo strumento, non la pratica minuziosa per preparare un buon caffè. Il segreto, del caffè napoletano è svelato, ci vuole tanto amore.
martedì 31 marzo 2015
I sapori e i profumi del sud Italia
Il turista in vacanza nel “bel paese” va via, almeno con un chiletto in più, perché una volta seduto a tavola, non può rinunciare a nessuna leccornia, dal primo al dolce i piatti della cucina italiana sono tutti da assaggiare, vera delizia per il palato. Si aggiunga che siamo famosi per il pasto completo a pranzo e a cena, un chilo in più, in termini di peso, è solo il minimo.
Molte delle eccellenze italiane sono piatti tipici del sud della penisola: la vera pizza, con i pomodori di San Marzano e lamozzarella di bufala, altri due prodotti della madre terra campana, è quella napoletana; il caffè, dove si beve una buona “tazzulella” di caffè, se non a Napoli, dove ci sono rinomate aziende di torrefazione; la pasta, i tradizionali rigatoni sono anch’essi un prodotto di origine campana, ed i primi pastifici sono nati proprio nel sud della penisola. Non dimentichiamo l’olio extra vergine di oliva, franto dalle olive verdissime della Campania e della Puglia, i vini bianchi e rossi ottenuti dalle uve pregiate dei vigneti del sud, che accompagnano i pasti dando quel valore aggiunto. I legumi, come le “cicerchie” di nuovo coltivate, per recuperare le colture dei nostri avi, sono prodotti delle terra toscana.
Tutti profumi e sapori del sud che arricchiscono la tradizione culinaria italiana, una carrellata di prodotti che è solo un piacere poterli gustare e poterli portare sulle nostre tavole. Da italiani conosciamo bene questi sapori e ci sta a cuore farli assaggiare ad altri e realizzare il tuo desiderio di avere in tavola tutti i giorni questi prodotti di qualità, di aziende del sud selezionate. Questo è il progetto della nostra azienda, Southinitaly: con il nostro shop online vogliamo proporre le eccellenze del sud ai vicini e ai lontani.
Con il nostro shop, nasce anche il nostro blog, una pagina che ci lega in maniera diretta, ci mette in comunicazione. Al sud è tradizione ricevere gli ospiti in cucina, la parte più calda e più intima della casa, dove, davanti ad una calda tazza di caffè, si entra in sintonia. Immagina questo blog, come una cucina delle case del sud, dove ci incontriamo settimanalmente e facciamo quattro chiacchiere tra amici, discorrendo di argomenti vari, senza allontanarci dal tema centrale il cibo.
lunedì 30 marzo 2015
Il raù
Entriamo nella nostra cucina, un aroma coinvolgente ci inebria, si sentono profumi diversi nella stanza che il nostro “naso” prova a riconoscere: si annusa il profumo intenso della carne, il pizzicante odore di cipolla, il forte aroma di pomodoro…. cosa bolle in pentola?
Da dove iniziare il nostro appuntamento con il cibo, se non dal piatto della tradizione napoletana: Il ragù.
Il ragù per i napoletani è il piatto per eccellenza della domenica, le famiglie si riuniscono a pranzo e davanti ad un gustoso piatto di pasta con il ragù, accompagnato da un gradevole vino rosso, si conversa.
Celebre la frase di Edoardo de Filippo: “ 'O rraù ca me piace a me m' 'o ffaceva sulo mammà.”, che dice “ il ragù che mi piace lo faceva solo mia madre” espressione che esprime il carattere familiare di questa ricetta. Ogni famiglia campana ha la sua piccola variante che dà al ragù il profumo e il sapore di casa, ricetta che viene gelosamente tramandata di madre in figlia per generazioni.
Il ragù come piace a noi, è fatto con prodotti freschi e genuini, le carni devono essere né troppo magre né troppo grasse, la passata di pomodoro della migliore azienda di pomodori campani, in genere si usa il tipo di san Marzano. Il ragù napoletano è ben diverso da quello bolognese, perché le carni non sono tritate, ma si lasciano cuocere pezzi interi di carni a scelta, nella ricetta, che piace a noi, tramandata da generazioni nella nostra famiglia, si preferisce il ragù con un massimo di due tipo di carne (manzo-maiale), viene buonissimo anche solo con il manzo.
Iscriviti a:
Post (Atom)